Quella di Stefano Gresta è una poesia che premonisce, avverte, svela e rappresenta, nel senso di rendere presente. Muovendo dalla metafora teatrale, Dubbiose certezze si offre come un percorso di rappresentazione, proponendosi al lettore con le sezioni: Dietro le quinte, Palcoscenico, Sipario [. . .] La densità semantica che consegue dall’uso razionato delle parole ci sembra denotare l’appartenenza dell’autore ad una categoria peculiare di poeti: quella degli scienziati. La sua carriera di sismologo, come accademico afferente ad un settore scientifico-disciplinare che fa uso di un linguaggio fisico-matematico, si caratterizza per i report scientifici dove le formule devono contenere quei termini strettamente necessari per essere esatte, o meglio per non essere errate. Non si ammettono ridondanze. Questa efficienza di espressione si riverbera anche in poesia, dove l’uso minimale dei termini non vuol essere minimalismo, ma apertura al silenzio. (Dalla Prefazione di Antonio Leotta)
 
 
L'Autore:
 
Stefano Gresta nasce a Senigallia nel 1956. Si laurea in Fisica presso l’Università di Bologna nel 1980 e si trasferisce a Catania, dove tuttora vive. È stato professore universitario e le sue ricerche hanno riguardato la fisica dei terremoti e dei vulcani. Già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche. Nel 2019 ha pubblicato Tèssere (Prova d’Autore), seguita da Relitti (2020), Genealogici ingranaggi (2021) e Opache clessidre (2022), per i tipi di Helicon. È socio del gruppo di studio e attività culturali Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane (CIAI). Ha pubblicato contributi sulle riviste Lunarionuovo e Cespola, nonché su antologie. Tra i riconoscimenti, nel 2020, la poesia Veleno (inclusa in Tèssere) si è aggiudicata il primo posto nella categoria Edita libera al VII Premio internazionale ”Giovanni Bertacchi”; del 2021 è il primo posto (ex aequo) nella sezione poesia inedita al Premio Letterario “La Ginestra” di Firenze.