Il demone odisseo di questa raccolta di Zevio può essere riassunto da una formula classica, così prossima all’assenza, nel cui nome il libro si apre. Tale formula è propriamente il ‘dolore del ritorno’, o nostalgia. Una nostalgia che, come dirò in seguito, chiarisce strada facendo la sua sostanza, ma che si concretizza da subito in un continuo girovagare in sé e per le strade del mondo. Come se l’ubi consistam non esistesse, o non lo si volesse davvero trovare. Liriche randagie, in questo senso, è anche il resoconto di un viaggio interminabile verso luoghi di cui non si è mai sazi, forse perché non è da un luogo fisico che si è partiti e non è propriamente verso un luogo che si vorrebbe ritornare. Letteralmente parlando, Liriche randagie è il diario di un’utopia. Dolore, certo, che il poeta riesce, grazie alla propria maestria stilistica e alla padronanza di molti strumenti linguistici e culturali, a stemperare in una polifonia mai monotona. L’esperienza di performer, l’abitudine a rapidi transiti dalla parola orale a quella scritta e viceversa, è certamente d’aiuto. (Dalla Prefazione di Alessandra Paganardi)
L'Autore:
Francesco Zevio ha vissuto e studiato in Italia, Germania e Francia. È cofondatore di ‘Cultura in Atto’, movimento culturale internazionale; e di ‘Mime en Mi Mineur’, compagnia itinerante di pantomima, musica e poesia; collaboratore delle riviste Pangea e Parentesi storiche. Cerca di vivere secondo l’omerico «di molti uomini vide le città e conobbe le menti»; trova che tutto sia magnificamente riassunto ed espresso nell’epitaffio che Stendhal immaginò per se stesso, recitante: «visse, amò, scrisse». Vive attualmente a Parigi, Liriche randagie è il suo secondo libro di poesie.
top of page
€15.00Prezzo
bottom of page