I testi che compongono questo libro nascono dalla pratica quotidiana dell’insegnamento in una piccola scuola media della provincia di Torino e hanno origine dal bisogno e dall’urgenza di dare forma scritta ad alcune riflessioni sorte durante gli anni di precariato; una specie di diario di bordo . . . Tre elementi contraddistinguono la raccolta. Innanzitutto l’accidentalità, perché gli scritti sono ogni volta nati per caso, ispirati dalle ore trascorse in classe in mezzo alle alunne e agli alunni . . . In secondo luogo la frammentarietà: la mancanza di un discorso unitario deriva dall’occasionalità delle riflessioni, che non danno vita a uno spazio testuale continuo e ininterrotto . . . Infine, un doppio e opposto movimento: da una parte la pervasiva e inevitabile presenza di deittici che coinvolgono e intrecciano la realtà linguistica (il testo e le sue parole) e la realtà extralinguistica (il momento e la situazione in cui il fatto di cui si parla è avvenuto), dall’altra la volontà di oltrepassare la mera contingenza . . . (Dalla Premessa)
 
 
Dal volume: 
 
Che tipo di insegnante sono?
S ono un corruttore e un tentatore nei sogni spaventosi che alcuni alunni mi hanno raccontato. Non ho motivo, ahimè, di dubitare delle loro sincere e rocambolesche storie. Nel suo incubo N. sfugge precipitosamente a un anonimo gruppo di inquietanti inseguitori entrando in un bosco oscuro, in cui, circonfuso da una strana luce violacea, lo aspetto io, ammiccante, per congratularmi con lui: «Sei stato bravo, N., adesso ti meriti un bacino». La classe ride rumorosamente, io rimango disorientato. Nel sogno di G., invece, compaio senza mascherina – «È soltanto la terza volta che la vedo senza mascherina!», mi avverte – mentre raccolgo una sigaretta da un cestino e gliela porgo gentilmente invitandolo a fumarla. Induco al peccato non già donando una mela – che è per i ragazzi e le ragazze di oggi un innocuo frutto di biblica (per i più colti) o disneyana memoria (per i cinefili) – bensì offrendo l’archetipo della trasgressione: di notte la sigaretta, di giorno, spero, lo spirito critico.